12 febbraio 2014
Acquacheta a parte, le cascate non sono certo un elemento notevole dell’Appennino Romagnolo anche se, qua e là, c’è qualche “caduta” di bell’effetto.
Nella nostra vallata, il salto, notevole per altezza, che il Fosso Canaglia di Moraduccio (nome che ci ricorda la funzione di confine del passato) fa per gettarsi nel Santerno è ben conosciuto da quanti frequentano il fiume ma, per la stragrande maggioranza dei cittadini, la conoscenza si ferma qui, con l’eccezione forse delle cascatelle delle Muline di Piancaldoli, situate praticamente in paese. Per via del riscaldamento globale in atto, il problema, come ha scritto Paolo Rumiz, “è che i torrenti montani si stanno trasformando in uadi senza vita” e solo in periodi di piovosità eccezionale le cascate diventano, da noi, degli spettacoli della natura. Il nostro sentiero n°711 è proprio intitolato al salto che il torrente Rovigo compie a monte del Mulino della Lastra, è ben noto tra gli escursionisti e molto frequentato d’estate. Sempre in quella zona ci sono quella del Fosso dei Pianacci, facilmente raggiungibile da Capanna Marcone, i salti di alcuni affluenti di sinistra del Rovigo, per finire col grande sottoroccia della cosiddetta “Cascata dell’Abbraccio”, di portata modestissima ma sicuramente molto suggestivo.
Tanto per fare un elenco potremmo citare ancora quella della Piscia del Riàteri, scampata all’imbottigliamento (letterale, vedi Acqua Panna), la cascata “forata” del Fosso dei Bottoni che si getta nel Veccione, i grandi salti sotto Brento Sanico, quelle delFosso del Ceppeto (di fronte a S.Pellegrino), del Fosso del Gattone di Coniale, del rio della Valle di Rapezzo, per finire con la serie di salti con cui il Botro di Vicarolo si getta nel Santerno, a Castiglioncello.
Nell’alta vallata, in provincia di Firenze, la morfologia è più aspra ed il numero di salti è maggiore, ma ne esiste qualcuno anche più in basso, in provincia di Bologna. Proprio sotto il santuario della Madonna del Rio (Fontanelice), con due salti ravvicinati, il Rio della Madonna incide la tenera arenaria della zona dopo di che riceve, da sinistra, un piccolo affluente che compie una serie lunghissima di salti. A poca distanza in linea d’aria si trova il Rio del Sasso, che nasce nei calanchi compresi tra M.la Pieve e il M. dell’Acqua Salata e che precipita nel Rio del Prato con un salto verticale di una ventina di metri dentro ad una forra insospettata. La cascata più spettacolare è però dall’altra parte del Santerno, dove il Rio di Gaggio, poco a monte della chiesa di Fornione, compie due balzi consecutivi di bell’effetto.
Per gran parte dell’anno, la portata dei torrentelli che danno origine alle nostre cascate è veramente modesta e l’acqua, più che erodere, deposita il calcare che porta in soluzione dando origine a delle belle incrostazioni di travertino che, a volte, rivestono l’intero salto. Tutte le cascate nominate sono scavate nell’arenaria; nelle altre rocce della zona salti d’acqua non si formano. C’è però un’eccezione nel Rio Borgaro, affluente della Quaderna situato sotto la Madonna del Lato di Montecalderaro, dove il corso d’acqua, che scorre nelle argille, sbatte casualmente contro una grande roccia calcarea che lo costringe ad un salto notevole. Gli amanti delle picozze e dei ramponi non devono però farsi illusioni; se escludiamo momenti assolutamente eccezionali, come durante il “nevone” del 2012, le quote, modestissime, non permettono la formazione di ghiaccio scalabile.
Antonio Zambrini