L’uscita alpinistica, nelle Dolomiti di Brenta, messa in calendario dalla nostra sezione il 17 e 18 luglio 2010 era indirizzata ai soci che, provenendo da esperienze di escursionismo avanzato (EE / EEA) o da arrampicata libera in bassa quota, avessero voluto avvicinarsi all’alpinismo nel più severo ambiente d’alta quota.
In programma erano infatti state poste due uscite di un livello affrontabile anche dai non-alpinisti: la Cima di Brenta (3150 m. s.l.m.) per la Via Normale ( grado II/III) e la Cima Tosa (3173 m. s.l.m.) sempre lungo la Via Normale (grado I/II). Quando il mercoledì sera ci siamo trovati come al solito in sezione per definire i dettagli e visionare l’equipaggiamento, in modo abbastanza estemporaneo è nata l’idea di aggiungere un ulteriore escursione, leggermente più complessa, riservata a chi avesse già una certa esperienza di alpinismo o di arrampicata. Si è deciso così di scalare una delle vie classiche dell’alpinismo in quella valle: il Campanile Basso, lungo la Via Normale.
Il Campanile Basso, con i suoi 2883 m. s.l.m. è un monolito dalla forma imponente e costituisce sicuramente una delle più belle montagne del gruppo del Brenta. Il primo tentativo della sua ascensione risale al 1895 quando la cordata guidata dall’alpinista trentino Carlo Garbari giunse fino a 15 mt. dalla vetta senza riuscire a superare l’ultima placca verticale. La cima fu infine conquistata, non senza difficoltà, nell’agosto del 1899 dalla cordata austriaca di Otto Ampferer e Karl Berger.
Alla ascensione del Basso abbiamo partecipato in 7: Alberto, Gildo e Vittorio, come capi cordata, Claudio, Luca, Andrea ed io, come secondi o come primi sui passaggi meno impegnativi. Eravamo quindi complessivamente 3 cordate: 2 da 2 ed 1 da 3. Il nostro punto di partenza è stato il rifugio Brentei (2182 m. s.l.m.) dove siamo arrivati nella notte tra giovedì e venerdì. Al rifugio abbiamo avuto la piacevole sorpresa di trovare una cordata guidata da Christoph Heinz, anche loro si apprestavano a scalare il Basso ma dalla più difficile via Schubert.
La mattina, di buon ora abbiamo cominciato l’avvicinamento. Salire tra quelle vette imponenti incuteva un insieme di emozioni dove l’entusiasmo per l’ascensione si mescolava alla consapevolezza della nostra piccolezza rispetto alla possenza della natura. Saliamo verso la Bocca di Brenta e quindi deviamo a sinistra verso l’attacco delle via delle Bocchette Centrali (ca. 2500 m s.l.m.) dove lasciamo il materiale non necessario. Percorriamo il tratto iniziale della via delle Bocchette fino alla Bocchetta del Campanile Basso, nei cui pressi si trova l’attacco della via Normale (ca. 2600 m. s.l.m.).
La via si snoda per 11 tiri con difficoltà massime di IV+/V-°. Salire in 3 cordate necessita di tempi piuttosto lunghi d’attesa e di svolgimento di tutte le manovre. Comunque l’ascensione si svolge tranquillamente. La bella giornata aiuta anche sicuramente del buon svolgimento dell’impresa. Alle 4 di pomeriggio infine, dopo aver superato l’ultimo ostacolo della variante Negri-Prati, lieve strapiombo con piccolo tetto (passaggio di V+/VI-) giungiamo finalmente in vetta. L’emozione è forte, ci stringiamo la mano, come sempre si fa in queste occasioni e ci congratuliamo a vicenda. Suoniamo ripetutamente la campana per annunciare all’intera vallata il compimento della nostra impresa. Scriviamo sul libro di vetta il nome della ns. sezione e dei partecipanti all’impresa.
Di nuovo una sorpresa: in cima troviamo ancora Christoph Heinz che con i suoi 2 compagni era giunto sul Basso ben prima di noi. Ci facciamo una foto anche lui, in fondo la sua presenza c’ha seguito per tutta questa avventura. Cominciamo quindi rapidamente la discesa. Scendere in doppia con 3 cordate significa tempi piuttosto lunghi e bisogna quindi affrettarsi. Infatti riusciamo ad arrivare alla base della vie delle Bocchette che sono ormai le 8 di sera. Rapidamente c’incamminiamo verso il vicino rifugio Pedrotti dove c’aspettano gli altri compagni del CAI di Imola e dove finalmente possiamo recuperare le forze consumate in questa emozionante avventura.
Marcello Orioli