II° ed. CONCORSO “CHE MONTAGNA RAGAZZI” 2018 – Elaborati sezione B) RACCONTI
Cod 05 UN INCONTRO INASPETTATO – CLASSE 5° I.C. 4 “PULICARI”
In una fredda giornata d’inverno, un elicottero della guardia di confine stava pattugliando le Alpi nella zona tra l’Italia e la Svizzera. Ad un tratto iniziò a volare a bassa quota a causa di un’intensa bufera. Aveva l’intenzione di atterrare, quando John, uno dei due piloti, per essersi sporto troppo, o per non aver messo il blocco delle porte, cadde dall’abitacolo e rotolò giù per il dirupo. Rimase sulla neve per più di mezz’ora, poi quando aprì gli occhi si accorse che vedeva tutto sfuocato e se provava ad alzarsi gli girava la testa. Faceva fatica a muovere la spalla destra e nel sollevare il braccio sentiva un dolore atroce. Indossava una giacca a vento termica, con sotto il pail e lo scaldacollo. Un grosso cappello con l’interno di pelo e dei guanti tecnici lo tenevano caldo.
Lui non si scoraggiò, perché come ogni guardiacaccia sapeva come cavarsela in ogni situazione, così, dopo essersi ripreso, non pensò al dolore e provò a orientarsi per capire dove si trovava. Si rimise in piedi, cominciò ad incamminarsi verso il bosco per trovare un riparo, ma faceva fatica, perché la neve era alta e ci affondava le gambe fino al ginocchio.
Finito fra gli alberi si guardò intorno: gli abeti erano immacolati, coperti di candida neve appena caduta che pareva zucchero filato fra i rami.
A terra c’erano tronchi sradicati dal peso della nevicata o dal forte vento che aveva soffiato nella bufera. In lontananza vide una grotta, così si diresse da quella parte. Era buia e tenebrosa, profonda da sembrare infinita. Cercò qualche rametto qua e là per accendere un fuoco: voleva fare luce e riscaldarsi. Poi si sedette e a quel punto cominciò a ragionare su come chiedere aiuto, ma anche a preoccuparsi, perché temeva di non riuscire a cavarsela col freddo della notte.
Calò il sole, rendendo le cime rosate uno spettacolo magnifico. Ma quello non era per John la cosa essenziale: per lui l’importante era salvarsi. Si fece buio e la notte arrivò tra le montagne. La paura si fece strada nel suo cuore. Sentiva lo squittire della civetta e del falco, il fruscio del vento gelido tra i rami degli alberi e ad un tratto avvertì un ululato che si avvicinava sempre di più. Vide un’ombra scura che avanzava minacciosa tra gli alberi: si accorse che era un lupo, tutto grigio con il ventre bianco come la neve e uno sguardo freddo come il ghiaccio.
John d’istinto arretrò e la paura lo assalì, mentre il lupo avanzava con passo felpato. Il ragazzo posò la torcia che aveva in mano per non farlo spaventare e sentendo lo scricchiolio del pacchetto che aveva nella tasca, estrasse il panino al prosciutto e senza pensarci due volte glielo lanciò. L’animale annusò l’aria e cautamente si avvicinò incuriosito; mangiò la carne e si allontanò e John si sentì sollevato, ma anche abbandonato. La notte era ancora lunga e lui era di nuovo solo.
Ad un tratto si ricordò di avere il razzo segnaletico nella tasca della giacca e allora, senza indugio, sparò un colpo in cielo che rimbombò in tutta la valle. Il suo collega, che disperatamente lo stava cercando con un gruppo di amici, avvertì il rumore e vide la scia di fumo nel cielo scuro. A quel punto tutti si precipitarono in quella direzione e quando lo trovarono, lo portarono in salvo.
Il pensiero di John però non si staccava dal lupo: era stato davvero un incontro inaspettato ed emozionante.