Da “LO SCARPONE”, notiziario del Club Alpino Italiano [clicca qui per l’articolo]
«So che i volontari Cai hanno cercato di fare del loro meglio, so che convivono con il rimorso e con mille pensieri su quel giorno»
«Ci sono alpinisti espertissimi che muoiono sotto una valanga: la montagna non la puoi prevedere. So che i volontari Cai hanno cercato di fare del loro meglio, so che convivono con il rimorso e con mille pensieri su quel giorno». A parlare, interpellata dal Resto del Carlino, è Carla Liverani, la madre del 28enne faentino Roberto Bucci, una delle due vittime (insieme a Carlo Dall’Osso) della valanga che si è staccata dal colle di Chamolè, vicino alla località valdostana di Pila.
Mercoledì scorso, il Tribunale di Aosta ha condannato in primo grado i sei Soci del Cai imputati nel processo per la valanga di Pila. La signora Liverani ha parlato al telefono con uno di loro, Vittorio Lega, riporta ancora il Resto del Carlino: «Ci siamo sentiti, eravamo rimasti d’accordo che mi avrebbe aggiornato. Quello che è successo non me lo spiego, sono volontari, incensurati, non c’erano parti civili nel processo… E non hanno concesso loro nemmeno qualche forma di attenuante».
«Sapevo cosa faceva Roberto, quando tornava a casa ringraziavo perché sapevo che era andata bene, conosco la montagna e so che ci sono sempre rischi» conclude la signora.
«Sono dichiarazioni – commenta il presidente generale Vincenzo Torti – che non mancheranno di attenuare, per quanto possibile, la grande delusione di chi ha subito una condanna che ha creato non poco sconcerto e che confermano lo spessore morale di una madre che ha una vera conoscenza della montagna e di quale difficile prevedibilità siano determinati eventi. Per noi è anche l’occasione per tenere vivi nel ricordo, con affetto, Roberto e Carlo, che, a seguito della valanga hanno perso la vita, e di esprimere la nostra vicinanza a loro».
Le dichiarazioni del presidente Torti in merito alla sentenza [clicca qui]